
Bollinger è una delle più celebri e storiche Maison di Champagne, fondata nel 1829 e, fin dal 1884, insignita del prestigioso Royal Warrant, la certificazione dello status di fornitore ufficiale della Corte Britannica (il cui adesivo dorato-trasparente campeggia poco sopra l’etichetta dei suoi vini). La cantina è tutt’oggi di proprietà dell’omonima famiglia che nel tempo è arrivata a possedere 178 ettari di vigneti, principalmente Premier Cru e Grand Cru nella sottozona di Aÿ.
La caratteristica dei vini prodotti è che essi sono composti per la maggior parte da Pinot Nero, vitigno di grande intensità che costituisce la firma della cantina, e che è conservato in oltre 700.000 magnum, le quali costituiscono uno dei più grandi patrimoni di vins de réserve dell”intera regione dello Champagne.
In vigna la Maison utilizza un approccio sostenibile, con la forte riduzione dell’utilizzo di prodotti chimici di sintesi, l’inerbimento dei vigneti, il riutilizzo del legno di potatura e la piantumazione di siepi e frutteti tra i filari per preservare la biodiversità.
Tra i vigneti di proprietà merita una nota a parte quello composto dalle due parcelle Chaudes Terres e Clos Saint-Jacques, esposte a sud e protette da muretti, che hanno un’estensione complessiva di circa un quarto di ettaro, dove si pratica una viticoltura di tipo arcaico. La loro particolarità è data dal fatto che le viti di cui sono composte (100% Pinot Nero) risalgono ai primi anni del ‘900 e sono scampate, miracolosamente, dal flagello della fillossera, divenendo una vera e propria ‘memoria storica’ della Champagne. Da queste viti ha origine lo Champagne più ricercato e prestigioso di Bollinger: il Vieilles Vignes Françaises le cui uve, dopo la vinificazione, riposano e maturano in fûts de chêne (facendo anche la fermentazione malolattica), prima di affinare a lungo in vetro.
L’annata 2002 sfoggia un colore dorato intenso con un perlage finissimo ed una spuma appena accennata. Il naso, davvero ricco e affascinante, comincia con caramello salato, uva sultanina, pesca sciroppata, miele di fiori di zagara e camomilla, quindi lentamente emerge un contorno di melone giallo, vaniglia, nocciola tostata e pepe bianco, con lievi echi finali di moka, osso bruciato e gesso umido. Il palato viene carezzato dal delicatissimo perlage, mentre si sviluppa un piacevole duetto tra sapidità ed acidità, con un ritorno dell’uva sultanina e di un ‘Kimmeridge’ da manuale, arricchito con una lievissima ma gustosa sensazione di Sherry Oloroso che, insieme alla frutta gialla surmatura, costituisce il cardine attorno al quale si sviluppa la lunga e cremosa chiusura.
Punteggio: 97/100
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