Non si può parlare di Radda in Chianti senza riflettere sul fatto che questa zona, nel cuore del Chianti Classico, è stata per molto tempo sottostimata per via della sua eccessiva altitudine. Questa condizione morfologica consentiva con molta difficoltà al Sangiovese di maturare adeguatamente e così i vini di Radda erano considerati quasi sempre troppo esili, leggermente scarsi di materia. Le cose, però, stanno mutando velocemente per via de riscaldamento globale che ha reso sempre più complesso produrre vini eleganti ad altitudini inferiori, e questo ha fatto si che gli appassionati riconsiderassero le loro priorità in termine di gusto, preferendo vini che un decennio fa guardavano con un certo distacco.
Proprio per far conoscere meglio la produzione raddese è stata fondata l’associazione “Vignaioli di Radda” che riunisce una trentina di produttori tra i più rappresentativi di quel territorio quali ad esempio Caparsa, fondata nel 1965 dal Professor Reginaldo Cianferoni che aveva acquistato un podere e aveva cominciato a piantare le prime viti. Il vero deus ex machina di Caparsa è però Paolo Cianferoni che, aiutato dalla compagna Gianna e, nel corso del tempo, da due dei suoi cinque figli, Federico e Filippo, ha portato la cantina ad un altissimo livello di qualità e di conseguente notorietà.
Oggi Caparsa si estende per circa 12 ettari, tutti reimpiantati da Paolo a partire dal 1999, che vengono lavorati, tanto in vigna quanto in cantina, secondo un rigido disciplinare biologico certificato. Gran parte delle lavorazioni in vigna sono condotte manualmente, viene praticato l’inerbimento degli interfilari e, per la lotta a oidio e peronospora, si impiegano soltanto il rame (talvolta sostituito da un preparato a base di argilla ed equiseto) e zolfo. In cantina si lascia che le fasi della vinificazione avvengano nel modo più naturale possibile: fermentazioni spontanee con lieviti indigeni, rifiuto dell’anidride solforosa e filtrazioni quasi inesistenti, sono solo alcuni degli accorgimenti adottati. Il Chianti Classico ad esempio, ottenuto da uve Sangiovese in purezza, dopo la vinificazione e la maturazione per due anni in tini di cemento, viene imbottigliato con un quantità totale di SO2 libera inferiore ai 20 milligrammi per litro.
L’annata 2016 sfoggia un colore rosso rubino con qualche screziatura aranciata, e un ventaglio di aromi che si apre su note di ciliegia Ravenna, melagrana, ribes rosso e vinile, seguiti da arancia sanguinella, pot pourri e humus con echi conclusivi di grafite e incenso. Il palato combina in modo eccellente morbidezza e freschezza, con la componente sapida che pian piano si fa strada accompagnata da un tannino ancora giovane e scalpitante; il tutto mentre ritornano i frutti rossi e le spezie che accompagnano il sorso fino ad una chiusura succosa e di buona lunghezza.
Punteggio: 88/100
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