Quando ci si accinge a raccontare la storia enologica del Palatinato, il celebre land centroccidentale della Germania, non si può fare a meno di menzionare anche la storia della cantina Bürklin-Wolf. Senza essere troppo prolissi, basta ricordare che già nel 1580 Bernard Bürklin, che diventerà anche sindaco di Wachenheim, aveva acquisito numerosi terreni, destinandoli all’agricoltura e alla viticoltura. Da allora i Bürklin continueranno a prosperare, nonostante la guerra civile tedesca, fino al 1875 quando il “Dottor” Albert Bürklin, vicepresidente del Reichstag, sposa Luisa Wolf e assieme a lei (e al patrimonio da lei ereditato) amplia la tenuta rendendola un modello di viticoltura per il suo tempo. Dopo la seconda guerra mondiale toccherà ad un altro Albert Bürklin (nipote del primo) ricostruire dalle macerie la tenuta con l’acquisto di ulteriori terreni e l’ammodernamento delle tecniche produttiva.
Oggi la cantina è guidata dalla loro discendente, l’enologo Bettina Bürklin-von Guradze che, nel 2001, ha dato avvio alla totale conversione dei vigneti al sistema biodinamico, ed ha rivisto la classificazione dei vini prodotti secondo uno standard a metà strada tra il passato e il futuro. Per quanto concerne l’agricoltura biodinamica, tutto è nato dalla lettura di un testo di Nicolas Joly che ha innescato un processo di studio, discussioni interne e confronto con altre cantine, tanto in Germania quanto in giro per il mondo, per cercare di capire la miglior strada da percorrere una volta abbracciata questa filosofia produttiva. La nuova classificazione dei terreni, invece, è stata portata avanti con l’utilizzo di un sistema in cui sono state unite le regole della classificazione adottata nel 1828 dal Regno di Baviera, con il modello francese in uso in Borgogna. È grazie a questa classificazione che i vigneti di Bürklin-Wolf sono suddivisi, esclusivamente in base qualità intrinseche del terroir, in 3 livelli: G.C. (il più alto, ispirato ai Grand Cru), il P.C .(l’intermedio, ispirato ai Premier Cru) e Ortsrieslinge (il più basso, ispirato ai Village).
Tra i vigneti di proprietà di questa cantina figura il G.C. Kirchenstück, considerato il miglior vigneto del Palatinato già nel 1828 e che, già 200 anni prima, aveva goduto dell’onore delle armi, durante la Guerra dei Trent’Anni, da parte di un generale spagnolo come se si fosse trattato di un valoroso generale nemico. Il vigneto si estende per appena 3,6 ettari e, fin dal 1828, Bürklin-Wolf ne possiede mezzo ettaro lavorato manualmente o, la massimo, con il cavallo, in regime biodinamico già dal 2005 (è stato uno dei primi della cantina). Dopo una delicata selezione in pianta le uve arrivano in cantina per fermentare spontaneamente, grazie ai lieviti indigeni, e successivamente affinare in vecchie botti di quercia per circa 10 mesi, prima dell’imbottigliamento e della commercializzazione.
L’annata 2016 sfoggia un colore giallo paglierino con un ventaglio olfattivo che si apre su note di albicocca disidratata, pesca sciroppata, scorza di cedro e idrocarburo, seguite da kumquat, biancospino, clorofilla, e miele di castagno, con echi conclusivi balsamici di pietra focaia ed eucaliptus. Il palato, pur nella sua freschezza, sfoggia gradevole morbidezza glicerica, incredibile profondità e ottima sapidità minerale; il tutto arricchito dal ritorno della frutta gialla e delle spezie che accompagnano il sorso fino ad una chiusura di ottima lunghezza.
Punteggio: 93/100
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