
Sempre più enoappassionatii considerano Gradoli, in Alta Tuscia, una delle zone più interessanti della produzione vinicola laziale, in grado di imporre i propri prodotti all’attenzione dell’intero panorama nazionale. Questo Rinascimento delle terre del Lazio settentrionale non può prescindere da GianMarco Antonuzzi e sua moglie Clémentine Bouveron, titolari della cantina Le Coste.
La coppia gestisce 4 ha di vigneto di 60 anni (provenienti da terreni abbandonati da 20 anni) in affitto (compreso il Cru Le Coste), 4 ha di uliveto e 3 ha di terrazze abbandonate che sono diventate bosco, più diversi alberi da frutto che costeggiano il vigneti. Questi, alle pendici del Lago di Bolsena, ad un’altitudine compresa tra 450 e 600 metri, per lo più a piede franco, sono allevati ad alta densità di impianto su suolo vulcanico. I vini ottenuti, tutti provenienti da uve storiche del territorio (come Aleatico, Procanico, Ansonica, Roscetto, Malvasia, Vermentino, Ciliegiolo, Verdello, Colorino, Canaiolo, Grechetto Rosso ecc.) sono il risultato di poche rigide regole: solo biodinamica e permacultura in vigna, nessun intervento o aggiunta artificiale in cantina. Coerenti con la loro filosofia produttiva, Gianmarco e Clémentine sono divenuti in breve tempo una delle voci più autorevoli del movimento del vino naturale in Italia e all’estero.
Questo Litrozzo Bianco è ottenuto da uve Procanico e Malvasia con una piccola aggiunta di altre varietà (Roscetto, Verdello, Romanesco, ecc.). È un vino schietto ed immediato, con breve macerazione sulle bucce, fermentazione in vetroresina e breve affinamento in bottiglia (da 1 litro di capacità).
Il vino, senza l’indicazione dell’annata, appare giallo paglierino leggermente opaco, con un profumo gradevole e molto semplice di nespola, pesca bianca croccante, pompelmo, erba fresca tagliata e sentori affumicati. In bocca è molto fresco e immediato, con una bevibilità esagerata (non smetteresti mai di riempire il bicchiere) e una chiusura acida di buona lunghezza.
Punteggio: 86/100
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